LE LETTERE SCARLATTE DI UPCLOSE E ANNABELLE

Miei cari amici: diamo il fottuto via ad una nuova rubrica, che vedrà un featuring speciale, ma che dico speciale, specialissimooo: niente popo di meno che Annabelle Bronstein, blogger pazzescoh, che se non conoscete siete delle inutili teste di cazzo, dalle rocambolesche avventure e dalla simpatia devastante, nonché mio caro amico. In queste nuova rubrica ci vedrete intraprendere un fantastico scambio epistolare dalle tinte fosche e torbide, rigorosamente con il bollino rosso. Bambini queste cose non le potete leggere, a meno che non abbiate già compiuto 12 anni che a quanto pare ormai a 12 anni già avete una vita sessuale più accesa della mia. Ma ora basta parole, vi lascio alle lettere.

Ok. Ascoltami. Metti caso che un mio amico esce con un tizio. Un tizio che dice di avere 38 anni. In realtà potrebbe dimostrarne anche qualcuno di più. Ma non è questo il punto. I due escono. Escono per andare a bere una cosa e conoscersi. E fare quattro chiacchiere. La serata va benissimo. Parlano di tutto. Di cose serie. E di cose meno serie. Si divertono. Hanno anche tanto in comune, nonostante la differenza d’età sia effettivamente enorme. Parlano fitto fitto. Bevono coca-cola e sorridono quando gli scappa a entrambi un ruttino. Poi si sa come vanno queste cose. A un certo punto si sente la voglia di andare oltre. Di un gesto. Di una carezza. Di un bacio. Il mio amico accetta l’invito e vanno a casa sua. Ma quando arrivano a casa succede qualcosa di inaspettato. Entrano, si lasciano andare ad un bacio liberatorio. Che cercavano e volevano da almeno un paio d’ore. Con la penombra della sala da pranzo, e il riverbero di una lampada i due si avvicinano. Si baciano. Si accarezzano. Ma accade l’impensabile. Di colpo si accende la luce. E irrompe un terzo. Un altro uomo. Molto carino. Anzi, potremmo dire bono. Un fascio di muscoli. Anche lui sulla quarantina. Con l’accento irlandese. “Ciao, come va?”. Il mio amico, paonazzo, non sa che dire. Si sente in un mega imbarazzo e vorrebbe buttarsi dalla finestra. Trova un filo di voce, ed esordisce “Bene. Tutto ok. Ma… Ma… Ma tu chi sei?”. E come è ben noto da queste parti, il dramma è dietro l’angolo. In realtà era giusto nella stanza affianco. “Io sono il suo ragazzo.” Silenzio. Panico. Vergogna. E l’altro: “Senti. So che è una cosa strana, suppongo che non sia neanche troppo normale come cosa. Ma io sono uscito con te, in pieno accordo col mio ragazzo, perché volevamo conoscere una terza persona. E bè… Insomma”. STOP. Adesso. Il mio amico, ma come penso anche io se fossi stato in lui, si sarebbe alzato e avrebbe cominciato ad urlare, come se non ci fosse un vicinato, e a buttare la qual si voglia a terra. E invece ha semplicemente detto: “Bè. A me sembra una cazzata, però…” Detto fatto. Di li a poco sarebbero finiti a farne di ogni nella stanza di cui sopra. Adesso. Il mio amico è single e fa quello che vuole. Loro sono una coppia, e se di comune accordo, possono fare comunque quello che meglio credono. Il problema sta che il mio amico ci è stato solo ed esclusivamente perché il fidanzato irlandese è tipo bono da svenire. E a questo punto preferiva sicuramente di più l’irlandese che il suo ragazzo. Ovvio che ne hanno fatte di bendonde. E, insomma, si sono anche divertiti parecchio. Ma secondo te, questa cosa può avere un futuro? Ma più che futuro, può avere un qualche senso? Insomma si può passare da single a Troppia?
Bè forse mi sono anche dilungato. Ovviamente quello citato non è un mio amico. Ma sono io. E soprattutto è tutto vero. E tu devi assolutamente dirmi qualcosa. Ora.
Caro Annabelle, amicoh,
questa è una situazione assai delicata, e per affrontarla sarò costretto a trasformarmi nel sessuologo con la voce flebile da eunuco di loveline, che presentava Camilla dal cognome impronunciabile che non rimembro. Dunque. Direi che ti trovi nella classica situazione del pendolo. Ricordiamo tutti che per Schopenhauer la vita era un pendolo che oscillava tra la noia e il dolore. Riadattando il concetto, mi pare chiaro che tu sei il pendolo, e oscilli tra un cazzo e un cazzo. Questo oscillare, che, sono sicuro, è per certi versi piacevole e soddisfacente, ti lascia però il tempo, fra un cazzo e l’altro, di riflettere. Ed è qui che vengono alla luce domande scomode che esulano dalla bella scopata selvaggia che è stata.
Svisceriamo dunque il problema e cerchiamo di fare chiarezza.
Loro, ovvero il tizio 38enne o probabilmente più grande e l’irlandese bono. Ecco. Sono probabilmente una coppia frustrata che cerca di superare una crisi assecondando la suprema voglia di cazzo che magari una vita monogama ha per anni inibito. Lungi dal giudicarli (io non lo farei mai perché se il mio ragazzo se ne esce di inserire un altro elemento nel rapporto mando a fare in culo per sempre sia lui che l’altro elemento, ma io sono un tipo venale), diciamo che loro pur di salvare il loro rapporto hanno trovato questo escamotage, e assumiamo il tutto come decisione lodevole dell’amoreh.
Tu, ovvero il terzo elemento. Innanzitutto se rimane come un evento fortuito occasionale, prendila semplicemente come un’esperienza da mettere nel CV sessuale, che spero tutti noi possediamo (il mio ad esempio è molto più ricco del CV che spedisco per cercare lavoro). In caso contrario, se loro ti cercano ancora, se il tutto tende a ripetersi puntualmente, se il tutto comincia ad assumere le connotazioni di una malata relazione, allora veniamo al punto tre. Voi, ovvero tutti quanti insieme appassionatamente. Che dirvi. Loro hanno scelto così, e contenti loro, contenti tutti. Tu, se ti piacciono, se trovi il sesso con loro soddisfacente, se la situazione ti intriga, se riesci ad escludere totalmente dalla cosa l’aspetto sentimentale, ti dirò, ma che cazzo ti frega? Non macchiarti di colpe adulterine che non ti competono, quelli che si tradiscono reciprocamente sotto i loro stessi occhi sono loro, tu sei single e rampante, libera come una fringuella nella foresta, nonché pazzescoh. E poi puoi sempre sfruttare la situazione a tuo piacimento: doppi regali, doppio pene, doppie cene offerte, tutto moltiplicato per due. Perché viviamo in un mondo materiale e noi siamo ragazze materiali. E trombare è bello. E a volte bisogna mettere da parte le riserve etiche del nostro cervello, soprattutto di fronte a persone che a quanto pare le hanno riposte in un pozzo profondo 100 metri.